ESCAPE='HTML'

Complesso di Giona

Il complesso di Giona, la paura della propria grandezza e potenzialità.

Il libro di Giona parla di un grande pesce, più che ad una balena o a uno squalo  bianco , presumibilmente l'autore biblico pensa ad uno dei mostri marini primordiali citati nel libro di Giobbe, simboli del caos. Nel racconto esso rappresenta da un lato l' ineluttibilità della volontà divina (il pesce verosimilmente scodella Giona nei pressi del punto di partenza) e dall'altro l'abisso in cui Giona era sprofondato con la sua disobbedienza. Ad ogni modo, quest'immagine ha conosciuto una fortuna incredibile nella letteratura. Tra gli altri viene ripresa:

da Ludovico Ariosto nei suoi Cinque Canti, aggiunti e poi espunti dall'Orlando furioso, dove a finire nel ventre di una balena è Astolfo;

dal Barone di Münchhausen di Rudolf Erich Raspe, che ne fa una delle sue vanterie più famose (a tirarlo fuori dal pesce sono alcuni pescatori);

naturalmente, da Carlo Collodi nel suo immortale Pinocchio, anch'egli emulo dell'antico Giona, nel ventre del pescecane;

Jona che visse nella balena, film di Roberto Faenza del 1993, racconta le disavventure di un bambino nell'orrore dei campi di sterminio nazisti, ai quali sopravvive ma in cui perde padre e madre.

Fonte wikipedia

Tratto Libro di Giona

Capitolo 1 )

la Parola del Signore è rivolta a Giona, figlio di Amittai, e gli viene comandato di andare a predicare a Ninive, la Grande Città. Giona invece fugge a Tarsis via nave (di questo luogo si dirà più avanti). Ma la nave è investita da un temporale e rischia di colare a picco per la violenza delle onde. Giona allora ritrova improvvisamente il proprio coraggio e svela ai compagni di viaggio che la colpa dell'ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire a JHWH; perché la nave sia salva, egli deve essere gettato in mare.

Capitolo 2) l'episodio che ha ispirato generazioni di scrittori e artisti. Giona è gettato in mare, ma un "grande pesce" lo inghiotte. Dal ventre del pesce, dove rimane tre giorni e tre notti, Giona rivolge a Dio un'intensa preghiera, che ricorda uno dei Salmi. Allora, dietro comando divino, il pesce vomita Giona sulla spiaggia.

Capitolo 3) , Giona ottempera la sua missione e va a predicare ai niniviti. Questi, contro ogni aspettativa, gli credono, proclamano un digiuno, si vestono di sacco e Dio decide di risparmiare la città. Ma qui riemerge l'istinto ribelle di Giona: lui non è contento del perdono divino, voleva la punizione della città di Ninive. Così, nel capitolo 4, si siede davanti alla città e chiede a Dio di farlo morire.

L'episodio più gustoso del libretto si trova proprio nel capitolo 4. Il Signore fa spuntare un ricino sopra la sua testa per apportargli ombra, ed egli se ne rallegra. Ma all'alba del giorno dopo un verme rode il ricino che muore, il sole e il vento caldo flagellano Giona, che invoca di nuovo la morte. Allora l'autore riporta le parole di Dio, divenute celeberrime:

« Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita; ed io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali? » 

 

Fonte wikipedia